Museo Alessandrino delle Maschere
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SU MAMUTZONE

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Descrizione

La principale maschera del Carnevale di Samugheo è il Mamutzone: si presenta con il voto annerito dal sughero bruciato, un pantalone di fustagno scuro, una giacca senza maniche di pelle di capra bianca. Sul petto indossa una cintura di campanacci e sulla testa un copricapo di sughero, ricoperto di pelle di capra, sul quale svettano alte corna caprine.

Porta con sé un bastone con la radice detto "mazzolla”. Il copricapo prende il nome di cassiddu e a volte i Is Mamutzones li riuniscono in un cerchio, all’interno del quale ballano e saltellano evocando la lotta delle capre in amore. Colonna sonora del ballo è il rumore dei campanacci che portano al collo, il cui numero in passato rappresentava il numero di capi di bestiame posseduti. Al Mamutzone si affianca S'Urtzu che indossa pelle di caprone nero a mo’ di abito, pelli di capretto sul petto e un unico pesante campanaccio, come la capra che guida il gregge.

In testa indossa un copricapo di pelle di pecora completa della testa di capra. Il suo danzare, il suo camminare è goffo e confusionario. Spesso si butta per terra, nelle pozzanghere, o si avventa sugli astanti. S’Urtzu rappresenta la vittima. Un’altra maschera, il s’Omadore, rappresentazione del pastone, lo vessa con un bastone.

Indossa una veste di orbace nera detta "su gabbanu " il viso annerito dalla fuliggine, pantaloni in veluto gambali in cuoio e porta con sé una "cruccuriga ", recipiente ottenuto da una zucca che serve per contenere il vino. Il rito, che si celebra nei giorni del Carnevale si concretizza in una processione disordinata e coinvolgente in cui i Mamutzones simulano il combattimento delle capre in amore e saltellando fanno risuonare i campanacci. S'Urtzu nel frattempo sceglie tra le ragazze che incontra sul proprio cammino quelle con cui mimare l'accoppiamento.

S'Omadore cerca di guidare s'Urtzu, picchiandolo e pungolandolo, il quale ripetutamente cade a terra, finché “muore”. Sarà il vino, elemento di madre natura, a rianimarlo. Molto iconica è la scena in cui il defunto si rialza muggendo: s'Urtzu muore per rendere fertile la terra e rinasce dalla stessa, simboleggiando l'eterno ciclo della natura.

La maschera del S'Omadore esegue dunque un rito dionisiaco, portando in dono l’anima sacrificale del s’Urzu. S’ Omadore lo tiene a bada tcon una corda di pelle chiamata "socca" e i mamutzones accompagnano l'anima sacrificale al sacrificio tenendo con i rumori dei campanacci lontani gli spiriti maligni.

Scopri il Museo

Il Museo Alessandrino della Maschere nasce per ospitare Storia, storie, folklore e testimonianze dei più importanti e antichi carnevali tradizionali d’Italia, forte di un’attenzione particolare rivolta proprio al carnevale alessandrino e alle sue maschere caratteristiche: i Połëcënellë Bielle, i Połëcënellë Brut’, la Coremme e l’Ursë.